Parte 2 di 4: L’ANSIA
L’ansia e la paura condividono il fatto di scatenare la stessa reazione psicofisiologica: aumento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria, tensione musicale e aumento della sudorazione.
Entrambe hanno una funzione adattiva di anticipazione, ovvero l’avvisarci di un possibile pericolo (previsione del futuro). Solitamente la paura è riferita ad una minaccia concreta (come la paura del buio, di un animale, delle altezze etc.) mentre l’ansia viene piuttosto definita come uno stato generalizzato di agitazione per uno stimolo astratto, generico. Non deve esserci quindi un motivo reale e percepibile per provare ansia.
L’ansia tanto quanto la paura è fondamentale per la sopravvivenza in quanto provoca uno stato di attivazione quando dobbiamo fronteggiare uno stimolo. L’ansia ci mantiene in allerta e ci permette di migliorare le prestazioni dandoci la giusta scarica di adrenalina (es. agitazione durante l’esame). Per questo l’ansia ci porta a trovare delle strategie di superamento dell’ostacolo, che si differenziano in funzionali e disfunzionali.
Quando l’ansia diventa patologica?
Quando diventa costante, persistente, cronica, continuativa e ci porta a mettere in atto comportamenti di evitamento (es.non presentarsi all’esame; per un approfondimento clicca qui) e a rimuginare frequentemente sulle stesse cose per lungo tempo. Il ripensare a cosa dover fare, l’accumulo di preoccupazioni mentre si sta cercando di addormentarsi è uno dei campanelli d’allarme per un possibile disturbo d’ansia.
In sintesi, l’ansia patologica (il disturbo d’ansia) è la paura di aver paura, ovvero uno stato di perenne tensione mentale e fisica che ci porta a rimanere sempre in allerta, incerti sul futuro. Ovviamente questo si ripercuote negativamente sul nostro agire quotidiano.
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