Parte 3 di 4: IL PANICO
Il panico si fonda sull’ansia nella sua forma patologica (vedere parte 2 sull’ansia), la cosiddetta paura della paura. Essa pone l’individuo in uno stato di costante allerta, in attesa che si manifesti qualcosa di potenzialmente minaccioso (ovvero l’attacco di panico). L’attacco di panico si manifesta in modo improvviso e inaspettato ed è vissuto come evento spiacevole, che può essere contesto-specifico (ma non per forza). Esso raggiunge velocemente l’apice e può durare tra i cinque e i venticinque minuti, anche se dalla persona viene vissuto come “senza fine”. Si tratta di una crisi d’angoscia estrema molto intensa, caratterizzata da sintomi fisici e psichici precisi. Alcuni di questi sono: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare, sensazione di soffocamento, sensazione di perdita del controllo o di “diventare matto”, paura di morire.
Gli attacchi di panico e le crisi d’ansia si differenziano per degli specifici sintomi fisici e cognitivi. Nella crisi d’ansia vi sono l’apprensione, la preoccupazione per il futuro, l’agitazione, la difficoltà di concentrazione. I sintomi fisici sono la tensione fisica (irrequietezza, mal di testa, incapacità di rilassarsi, rigidità muscolare) e l’iperattività fisiologica (spiegata nella parte 1 e 2 su paura e ansia). Un’ ulteriore differenza della crisi d’ansia (tipica dei disturbi d’ansia) rispetto all’attacco di panico è la durata (giorni, settimane, mesi).
Fare esperienza di uno o due attacchi di panico nella propria vita è assolutamente nella norma (e non è indice del manifestarsi di un disturbo). Diversa è invece la questione per chi sviluppa uno disturbo di panico, caratterizzato da ricorrenti attacchi (vedi qui).